La qualità del grano duro 2018-2019
La filiera grano duro-pasta è strategica per la nostra economia sia dal punto di vista agricolo che di salvaguardia territoriale, sia da quello dell’industria agroalimentare della pasta, passaporto-immagine del Paese simbolo della dieta mediterranea. Permanendo però la disincentivante bassa redditività della coltura, la superficie seminata quest’anno a frumento duro è ulteriormente diminuita, scendendo al di sotto di 1.200.000 ettari, con una contrazione di circa il 30% rispetto alle superfici utilizzate nei decenni passati (dati Istat). Per tale motivo, la produzione nazionale, pur in presenza di un andamento climatico nel complesso favorevole, anche quest’anno non ha superato di molto i 4 milioni di tonnellate, in linea con il trend degli ultimi anni (dati Istat). Ma, anche grazie al crescente apprezzamento della pasta sui mercati esteri, molini e pastifici hanno bisogno annualmente di volumi di granella ben superiori (5,7 milioni di tonnellate, secondo Italmopa) e ciò determina un inevitabile import di materia prima.
Sintesi dei risultati delle reti varietali e del monitoraggio aziendale
La diminuzione delle quotazioni internazionali della granella, legata alla globalizzazione dei mercati, non permette ormai da troppo tempo prezzi remunerativi, spesso neanche dei costi di produzione. Il permanere di ingenti quantitativi di stock sul mercato internazionale non fa sperare in aumenti significativi e duraturi almeno a breve scadenza, anche se il grano duro, a differenza del tenero, è coltivato in poche aree del pianeta e il prezzo risente facilmente di forti sbalzi della produzione, come sta accadendo in queste settimane con un imprevisto rialzo dovuto al maltempo in Canada. Ma l’aleatorietà delle quotazioni genera un diffuso malcontento che spesso prende la scorciatoia della strumentale demonizzazione del grano d’importazione o presta il fianco a bufale antiscientifiche che tendono a screditare i risultati raggiunti nelle varietà moderne con l’innovazione tecnologica e il miglioramento genetico. Sarebbe invece opportuno ricercare soluzioni tecniche, associative e accordi di filiera mirati all’ottenimento di grosse partite di qualità elevata e omogenea, staccandosi dal concetto di commodities e concordando prezzi adeguati a favore di chi fa qualità, grazie anche all’individuazione e all’impiego diffuso e organizzato di nuove varietà capaci di rese significative, anche in presenza di stress biotici e abiotici, e con un profilo qualitativo adatto all’ottenimento di paste di alta qualità.
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