Industria molitoria: quali prospettive per il 2023?
Costi di produzione, imprevedibilità e inflazione rendono sempre più complesso lo scenario
È indubbio che l’anno appena conclusosi ha rappresentato, per il comparto alimentare in generale e per quello molitorio in particolare, un annus horribilis per quanto concerne l’esplosione dei costi di produzione.
L’incremento delle quotazioni delle materie prime agricole, ma, più ancora dei costi energetici hanno rappresentato, nel primo semestre 2022, una sfida senza precedenti per la sopravvivenza di alcune Aziende dei nostri comparti, anche alla luce dell’obiettiva difficoltà a riversare, nella fase iniziale, seppur solo parzialmente, tali aumenti sugli attori a valle dell’Industria molitoria. La volontà della distribuzione di tutelare i consumi anche attraverso una moratoria dei listini è apparsa indubbiamente comprensibile e condivisibile in un’ottica sociale ma appariva, al contrario, deleteria per settori produttivi, quale quello molitorio, da sempre caratterizzati da margini di redditività che non consentono in alcun modo di assorbire, da soli piuttosto che nel contesto dell’intera filiera, choc violenti e inattesi. Sarebbe stato doveroso, ancora una volta, riconoscere gli ingenti sforzi profusi dall’Industria per contenere l’inflazione. E invece, abbiamo, nuovamente, assistito al consueto balletto di dichiarazioni volte a convincere l’opinione pubblica e i policy maker che gli autonomi interventi delle singole industrie sui listini erano troppo spesso frutto di decisioni puramente speculative. Dichiarazioni che, fortunatamente, si sono successivamente affievolite, alla luce della generale presa di coscienza della situazione dei mercati, consentendo in tal modo all’Industria di trasformazione di uscire da una fase di preoccupante apnea.
Detto questo, le prospettive per il 2023 appaiono ancora incerte, per via di una evoluzione imprevedibile della situazione geopolitica. Il conflitto in Ucraina continua, e probabilmente continuerà, a rappresentare un fattore di forte instabilità per il quadro macroeconomico internazionale e italiano. Certamente, gli ultimi mesi hanno evidenziato un allentamento delle tensioni sulle quotazioni delle materie prime agricole e energetiche ma sarebbe incautamente prematuro ritenere superata una crisi che potrebbe, invece, riproporsi, con la stessa forza nel medio periodo. Il tasso di inflazione si mantiene in ogni modo, e non poteva risultare diversamente, su livelli particolarmente elevati e i tassi di interesse nominali continuano a crescere creando in tal modo un humus fertile a una contrazione della domanda nazionale e internazionale. Una situazione potenzialmente delicata in particolare per quei Paesi, quale l’Italia, fortemente export oriented. Avremmo modo, senza alcun dubbio, di riparlarne. Per quanto concerne l’andamento del settore alimentare, il 2023 potrebbe risultare un anno a due facce: nel primo semestre, è prevedibile una stagnazione della redditività dell’Industria con conseguente prudenza nelle politiche di investimento da un lato e una generale debolezza dei consumi dall’altro. Il secondo semestre potrebbe invece essere caratterizzato da un calmieramento dei prezzi allo scaffale e una ripresa, seppur contenuta dei consumi. Uno scenario, pertanto, abbastanza complesso e un po’ fosco, ma che, esperienza insegna, potrebbe essere ribaltato senza alcun preavviso.